I disturbi d'ansia
Si definisce Ansia Generalizzata quello stato di malessere patologico che non deriva da circostanze straordinarie ed obiettivamente allarmanti, ma che si verifica in presenza di qualsiasi “incidente” esistenziale, anche di media o piccola entità. Tale condizione si caratterizza per la costanza dell’inquietudine, per il coinvolgimento della sfera fisica e mentale, per le difficoltà di gestione della vita quotidiana che ne derivano. L’ansioso soffre al punto tale che spesso sceglie di isolarsi, allo scopo di evitare le occasioni critiche; in questo modo non soltanto comprometterà i suoi impegni lavorativi, ma confonderà i sintomi del suo stato con quelli di autentiche malattie, con il rischio di cadere anche in forme di ipococondria.
Un aiuto psicoterapeutico può essere decisivo, soprattutto qualora le crisi di ansia vengano riconosciute tempestivamente; solo così si eviterà che tale sindrome si protragga a lungo, rendendo difficile e problematica la vita del singolo, nel suo contesto professionale e familiare.
Attacchi di Panico
Chi è stato vittima di un attacco di panico raramente può essere compreso da parenti o amici: perché l’eccezionalità di tale fenomeno non trova riscontro nell’esperienza comune, cioè nei consueti sentimenti di paura, stupore o trepidazione che accompagnano i fatti stranianti della vita. La paura è fisiologica e sana quando ci rende avvertiti di un pericolo – e di conseguenza pronti alla difesa o alla risoluzione più efficace; ma il panico è una cosa diversa, è un turbine alienante che può separare l’individuo da se stesso, alterandone le funzioni e la logica, facendogli smarrire la nozione del tempo e dello spazio.
Da che cosa nasce un attacco di questo genere?
Spesso manca un motivo riconoscibile, una “causa” accertata, perché la genesi del panico attinge alle zone più remote e inconsce dell’essere, il quale si trova spinto in una direzione ignota e ingovernabile. Ciò che è riconoscibile, invece, è la condizione esterna che di solito favorisce l’attacco: può essere la presenza di persone sconosciute o troppo numerose, la necessità di allontanarsi da casa propria o dalle proprie abitudini, l’irrompere di certi fenomeni atmosferici o di alcuni suoni improvvisi. Da tale consapevolezza deriverà la decisione di evitare quei fattori scatenanti, e di evitarli ad ogni costo – con ripercussioni gravissime sulla vita di chi soffre di panico, ed anche di chi deve condividerne le scelte quotidiane.
L’attacco ha una durata abbastanza breve, specialmente nelle sue forme più acute. Ma quando termina, esso genera uno stato vago e persistente di ansia: l’attesa di un ignoto che incombe, che prima o poi devasterà di nuovo la mente e l’intero organismo, una volta dopo l’altra.
Un medico esperto, neurologo o psichiatra, può anche individuare cause biologiche o ereditarie, a giustificazione della crisi, e quindi può intervenire di conseguenza; ma non sempre i farmaci riescono a sedare le istanze più profonde, né aiutano il paziente a riconoscere l’origine dell’ansia in qualche significativo momento della sua storia evolutiva.
Lo psicoterapeuta, affiancando o qualche volta sostituendo la figura del medico, è in grado di suggerire a chi soffre, a chi si è accorto di soffrire troppo e inutilmente, un percorso retrospettivo e introspettivo di indagine, un confronto interpersonale con la famiglia, perfino una rappresentazione “dinamica” dei conflitti – allo scopo di oggettivarli e renderli meno pervasivi.
Spesso chi soffre di attacchi di panico è una persona esigente con se stessa, moralmente severa e incline al sacrificio e al perfezionismo; si tratta di ottime qualità, che tuttavia sottraggono spazio vitale alle istanze più libere e disimpegnate, a quei momenti di gioco e distensione da cui può derivare un modo di vivere meno teso e preoccupato.
Anche qui la psicologia sistemica può giovarsi di strumenti validi, nel corso di sedute amichevoli e variamente condotte, che indurranno nell’interlocutore un nuovo interesse per se stesso, per i propri valori, per la propria storia passata e futura.